Siamo arrivati alla terza parte della nostra inchiesta sulla attuale situazione della bike industry, e affrontiamo qui la questione forse più spinosa, ma che tocca un po’ tutti gli appassionati: l’aumento dei prezzi di bici e componenti.
Dai tanti commenti che avete lasciato sulle nostre pagine social, abbiamo capito che molti si lamentano proprio del fatto che, oltre al ritardo nella consegna della bici, si aggiunge un rialzo del prezzo finale che molti produttori hanno praticato sui nuovi modelli.
Per vederci chiaro e per capire meglio le ragioni, abbiamo naturalmente chiesto ai brand che hanno collaborato a questa serie di articoli – Scott, Trek, Giant, Wilier, Canyon, Shimano, Sram, Schwalbe ed Elite – se effettivamente hanno attuato un aumento dei listini o, se prevedono di farlo, e quali sono i motivi dietro alla loro scelta.
Le risposte che abbiamo raccolto non hanno la pretesa di essere esaustive e magari non saranno neanche consolatorie per chi ha già ordinato una bici nuova o vorrebbe farlo.
Si tratta piuttosto di una fotografia – magari parziale – di una situazione in evoluzione, in un momento storico unico.
Dunque, davvero i prezzi delle bici sono aumentati? E perché?
La prima risposta – lo diciamo subito per chiarezza – è sì: in generale dall’inizio dell’anno molti dei principali brand di biciclette e componenti hanno ritoccato i prezzi dei loro prodotti, o almeno di alcuni di essi.
E chi non ha ancora aumentato i prezzi, ha in previsione di farlo nella seconda metà dell’anno.
I motivi sono un po’ gli stessi per tutti: innanzi tutto, sono aumentati i prezzi delle materie prime.
Per esempio, Trek ci dice che il prezzo dell’alluminio per tonnellata è aumentato del 27% rispetto all’anno precedente mentre Elite aggiunge che altri materiali come metalli e plastiche sono aumentati del 40-60%.
Anche i costi di trasporto – in particolare dall’Estremo Oriente – sono più elevati. Addirittura quadruplicati, secondo quanto ci ha rivelato Trek.
Infine, l’attuazione dei protocolli anti-Covid negli stabilimenti di produzione (igienizzazioni, tamponi rapidi, attrezzature per il lavoro a domicilio…) ha ulteriormente fatto lievitare i costi aziendali in maniera ovviamente non prevedibile.
Si tratta di costi aggiuntivi che fino all’esplosione della pandemia non dovevano essere sostenuti.
Già a dicembre scorso, Commencal spiegava in un comunicato che i tempi di produzione e consegna si sono notevolmente allungati e il prezzo di costo è esploso e che per questo l’azienda era costretta a rivedere il prezzo di alcune biciclette.
https://www.mtbcult.it/news/prezzi-bici-e-ritardi-covid-commencal/
E anche Orbea, in una comunicazione ufficiale di metà febbraio, annunciava l’aumento delle tariffe di vendita al pubblico, a causa dell’incremento dei costi logistici e delle materie prime.
https://www.mtbcult.it/news/prezzi-delle-bici-orbea/
Le dichiarazioni che hanno rilasciato le aziende da noi interpellate confermano questo quadro:
«L’innalzamento dei prezzi delle materie prime dovuto alla scarsità di approvvigionamento delle stesse, unitamente all’aumento del costo dei trasporti ci ha visti costretti a ritoccare il prezzo di alcuni prodotti.
Non l’abbiamo fatto in modo lineare e con una percentuale fissa di aumento, ma valutando di caso in caso la marginalità di ogni singolo prodotto per non impattare in modo drastico sulle tasche dei nostri clienti finali.» (Trek Italia)
«Abbiamo aumentato il listino 2021 dal 1° di Febbraio, le ragioni sono diverse ma direi che le più importanti sono l’aumento del costo delle materie prime, l’aumento del costo dei componenti e l’aumento dei costi di trasporto via oceano.
Giant ha calcolato l’aumento non in maniera generale ma piuttosto lavorando sui vari generi di prodotti ed applicando aumenti diversi a seconda del prodotto stesso, non è un aumento omogeneo e, per aiutare rivenditori e consumatori, spesso abbiamo aumentato meno del previsto.» (Giant Italia)
«L’intera industria dovrà affrontare un aumento dei costi – sia a causa di materie prime più costose, sia a causa di costi di trasporto più elevati, ecc. Inoltre, Covid-19 ha portato costi non previsti alle aziende.
Tuttavia, restiamo fedeli alle nostre idee: Canyon vive il principio “Democratize Performance”, ci sforziamo sempre di offrire la migliore bicicletta al miglior prezzo. Gli aumenti di prezzo già avvenuti e quelli futuri ne terranno sempre conto, ma naturalmente questi fatti economici sono altrettanto vincolanti per Canyon come per qualsiasi altro player del mercato.» (Canyon)
Scott e Wilier finora non hanno aumentato i loro listini, ma è probabile che lo faranno nei prossimi mesi.
«Fino ad oggi non siamo intervenuti sui prezzi e abbiamo contenuto questa straordinaria situazione. Ci approcciamo al mercato con lo stile che ci contraddistingue da sempre: chiarezza e un rapporto di fiducia con i nostri negozianti. Guardando al prossimo anno è probabile che i prezzi vengano ritoccati in conseguenza dell’aumento dei costi della filiera produttiva.» (Scott Italia)
«I nostri prezzi per la stagione 2021 non sono aumentati e fino al 30 giugno rimarranno invariati. […] Oltre ai costi di gestione, aggiungiamo l’aumento del costo di trasporto, l’approvvigionamento di componentistica (capita che per chiudere delle consegne andiamo ad acquistare in aftermarket la componentistica mancante, con costi per noi ben superiori alle tariffe pagate abitualmente) e – extra costo da segnalare – l’attuazione dei protocolli anti covid per l’ambiente di lavoro e per tutte le maestranze.[…]
Per la stagione MY2022 i nostri listini saranno ritoccati al rialzo. Più di un anno di pandemia e relativi extra costi sono difficili da assorbire.» (Wilier Triestina)
Anche Elite si è espressa nei medesimi termini: «Ad ora non abbiamo aumentato i prezzi ma a breve sarà inevitabile, alcune materie prime come metalli e plastiche sono aumentate del 40/60% e questo non potrà non avere ripercussioni sul prezzo dei prodotti. Finora l’azienda è riuscita ad assorbire questi maggiori costi ma, ferma restando la situazione, non potrà farlo ancora a lungo.»
Per quanto riguarda i produttori di componentistica, forse sono i primi ad essere coinvolti e a subire l’innalzamento dei costi di spedizione.
Una nostra fonte ci dice che l’aumento medio sui listini di vendita sarà del 5% circa, rincaro che avrà ripercussioni sia sui dealer, sia sul consumatore finale.
Schwalbe conferma: «Un aumento sarà previsto presumibilmente nel secondo semestre del 2021 tra il 3 e il 5%.»
Solo Sram Europe, in questo caso, è (per ora) in controtendenza: «Non prevediamo un aumento dei prezzi in questo momento e, al contrario, abbiamo recentemente abbassato i prezzi su molti dei nostri gruppi.»
Un anno di pandemia ha quindi assestato un bello scossone all’industria della bicicletta, provocando degli extra costi che si riversano lungo tutta la filiera, fino ad arrivare al cliente finale. La realtà dei fatti è che quasi tutti i brand che non hanno già aumentato i prezzi, quasi sicuramente lo faranno a breve…
Una situazione difficile da digerire per gli appassionati, visto che i prezzi delle bici erano già alti prima della pandemia. Senza considerare, come se non bastasse, che la difficoltà con cui si trovano bici sul mercato ha fatto lievitare anche i prezzi dell’usato.
Quello che auspichiamo è, che una volta superata l’emergenza Covid-19, i prezzi potranno tornare a scendere, magari anche attraverso una revisione dei processi di vendita…
Ne parleremo a breve, nell’ultima parte della nostra inchiesta.
Qui, intanto, potete rivedere gli articoli precedenti dell’inchiesta:
INCHIESTA – Ritardi nella consegna di bici e componenti: risponde la bike industry