Se guardo gli articoli pubblicati, le foto nel nostro archivio e le esperienze fatte cammin facendo, l’evoluzione della Specialized Turbo Levo (qui specifiche e test dell’ultima versione) mostra quanto le Mtb a pedalata assistita siano cambiate nel corso degli ultimi 3 anni.
Sì, parliamo di soli 3 anni che però in questo specifico settore significano già cambiamenti enormi.
L’evoluzione delle e-Mtb è fortissima, perché non riguarda solo motore, batteria e software (che di per sé è già tantissima roba…), ma anche geometria, sospensioni, diametro ruote, scelta dei componenti e altro ancora.

evoluzione della specialized turbo levo
In azione con la prima Specialized Turbo Levo sui sentieri intorno a Leogang, Austria…
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In azione con l’ultima generazione di Specialized Turbo Levo sui sentieri della Croazia



Dal giugno 2015, quando al sottoscritto fu svelata la prima Specialized Turbo Levo, a oggi di cambiamenti ne abbiamo visti tantissimi, e non solo in casa Specialized, ma è innegabile che la Turbo Levo rappresenti il benchmark in ambito e-Mtb, il punto di riferimento tecnico-stilistico per quasi tutti gli altri marchi.
Analizzarne i cambiamenti nel corso di questi 3 anni ci permette di immaginare-ipotizzare come cambierà questo modello di e-Mtb e come cambieranno anche le altre.

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Il display della prima generazione di Turbo Levo è sul lato sinistro del tubo obliquo
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Il display della nuova Specialized Turbo Levo è sulla parte superiore del top tube

L’interfaccia utente
La prima Turbo Levo non aveva il display e questo, insieme alla batteria ben nascosta nel tubo obliquo, la fece subito somigliare a una Mtb, aumentandone a dismisura l’appeal.
Display sì o display no?
La soluzione ideale in ambito e-Mtb forse non esiste, ma se proprio ci deve essere un display facciamo che sia piccolo, ben leggibile, connesso con il sistema e-bike, saldamente fissato sul manubrio e in una posizione non troppo esposta.
Altrimenti, se parliamo di off-road impegnativo, meglio non averlo, tanto tramite l’app riesco, volendo, a ottenere tutte le info di cui ho bisogno.

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La prima serie dell’applicazione Specialized Mission Control

Ciò che continuerà a fare la differenza, quindi, è la semplificazione dell’interfaccia utente-macchina, cioè capire e prevedere come gli e-biker utilizzano e utilizzeranno questa tipologia di mezzi.
E la cosa è tutt’altro che facile, perché se da un lato molti marchi di Mtb sanno o sanno ipotizzano come le e-Mtb evolveranno nel corso dei prossimi anni, dall’altro sanno anche che creare un proprio ecosistema telaio-motore-batteria-software è tutt’altro che facile.

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Sulla prima Specialized Turbo Levo il classico display sul manubrio poteva essere integrato in un Garmin Edge compatibile.
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Sull’ultima Specialized Turbo Levo, invece, può essere utilizzato un display dedicato, ma disponibile come optional

Tutto fatto in casa
Da un lato è un rischio enorme, dall’altro i risultati che si possono ottenere sono grandiosi.
Si parla dello sviluppare in casa tutte le componenti fondamentali di una e-Mtb.
Sul telaio le difficoltà sono abbastanza relative per chi produce giù Mtb, mentre sui componenti elettrici, software ed hardware, il discorso è molto complesso, perché si chiamano in ballo competenze nuove.

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Cosa fare?
Investire (tanti soldi) e fare tutto da sé o accettare ciò che i vari supplier (leggasi Bosch, Shimano, Yamaha, Brose…) propongono e sviluppano (pur con un’esperienza di altissimo livello)?
Specialized e Rocky Mountain hanno preso questa strada, altri hanno scelto i vari supplier, magari investendo in batterie di capacità maggiore sviluppate da altri esperti del settore.
Il risultato?
La massima integrazione fra la ciclistica di una Mtb e gli elementi elettrico-elettronici di una e-Mtb è possibile solo nel primo caso, cioè facendo tutto in casa.
Disegnando la batteria in modo che si nasconda infilandosi nel tubo obliquo.
E’ stata una scelta coraggiosa e difficile all’inizio, ma che continua a fare scuola.
E chi si affida, ad esempio, a Bosch per motore e batteria?
Il colosso tedesco ha un’esperienza enorme e una capillarità per l’assistenza che solo Shimano (in ambito e-bike) può eguagliare, ma di fatto fornisce soluzioni più o meno standard con le quali chi deve poi assemblare una e-Mtb deve scendere a compromessi.
Anche se parliamo di compromessi sempre meno restrittivi, sempre di soluzioni standard si parla, adottate da molti altri produttori di e-Mtb.
E’ una scelta non banale e non facile che interessa, poi, anche l’utente finale.

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Le dimensioni del motore della prima generazione di Specialized Turbo Levo erano molto contenute
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Ma sull’ultima generazione il motore ha un ingombro ancora più ridotto

Sospensioni e telaio
Se in un primo momento nascondere l’anima elettrica di una e-Mtb è stata la priorità, adesso le cose stanno cambiando.
Nel caso della nuova Specialized Turbo Levo le sue peculiarità estetiche e tecniche sono ancora più evidenti, mentre lo sono meno quelle tecnico-ciclistiche.
Infatti, nel giugno del 2015, testando la prima Turbo Levo, la mia attenzione (e quella di migliaia di altri utenti poi) fu catturata dal motore, dalla sua erogazione e dalla batteria nascosta nel tubo obliquo.

Il tubo obliquo con la sede della batteria sulla prima serie della Turbo Levo

Le qualità di guida, all’epoca, non erano di certo il massimo, soprattutto se le si raffronta con quelle della nuova Turbo Levo.
Cioè, oggi possiamo dire che questa e-Mtb è una Stumpjumper con il motore e, quindi, una e-Mtb con qualità di guida altissime.
L’attenzione sulla parte elettrico-elettronica c’è sempre, ovviamente, ma finalmente è arrivata anche quella sulla parte dinamica.

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Addio gomma Plus
Prima cosa: togliere le gomme Plus o, al massimo, dare la possibilità di montarle come opzione.
Se vuoi guidare davvero e sfruttare il potenziale di questa e-Mtb è molto meglio avere delle ruote da 29” che permettono una scelta più ampia e variegata sia di gomme, sia di ruote.
Se vuoi avere più grip e comfort nella guida, invece, è sempre possibile montare gomme 650b Plus.
Nel 2015 le gomme Plus era considerate l’optimum per gestire il maggiore peso delle e-Mtb e avere maggiore grip, ma con la taratura sempre più efficace delle sospensioni di oggi, le gomme da 29×2,6″ e l’erogazione ancor più raffinata del motore le gomme Plus non sono più strettamente necessarie.

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Più escursione
Questo è stato uno degli obiettivi della casa di Morgan Hill: se la Turbo Levo di nuova generazione deve somigliare a una Stumpjumper diamole più escursione.
Anzi, diamole lo stesso valore di escursione, cioè 150 mm.
Così questa e-Mtb diventa ancora più versatile e si avvicina ancora di più alla Kenevo, alla quale sottrarrà, forse, una parte dei suoi potenziali acquirenti.
Ma è una storia che già si è vista quando ad aprile la nuova Stumpjumper ha fatto impensierire alcuni potenziali acquirenti della Enduro.

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La prima Specialized Turbo Levo riprendeva lo schema sospensivo della Stumpjumper. Sull’ammortizzatore Fox Float era previsto l’Autosag, caratteristica tecnica che è stata abbandonata da Specialized sia su Stumpjumper che su Turbo Levo.

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Più leggerezza
Continua l’opera di alleggerimento delle e-Mtb e questo fenomeno interessa anche la nuova Turbo Levo.
L’evoluzione si muove anche in quella direzione e i risultati diventano man mano sempre più evidenti.
Ma quando ci sarà il momento di svolta?
Diciamo che se sul motore si sta lavorando molto per contenere pesi e dimensioni, sulle batterie si può fare molto meno.
Ciò che si può fare per aumentarne la capacità è aumentare il numero e/o le dimensioni delle celle che costituiscono la batteria, ma questo porta ad un aumento di peso e di ingombro.

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La batteria della nuova Trubo Levo, qui con un case di plastica trasparente per lasciar intravedere il suo contenuto

La tecnologia attuale agli ioni di litio, in sostanza, è quella largamente usata in ambito auto e all’industria dell’auto, per ora, non serve che le batterie siano più leggere e meno ingombranti e quindi la tecnologia agli ioni di litio va bene, soprattutto il relazione al costo finale.
Quando anche l’industria dell’auto abbandonerà gli ioni di litio in favore di qualcos’altro più evoluto, allora anche il popolo degli e-biker ne beneficerà.
Ma le domande sono: quando e a che costo?

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Lo staff di ingegneri e tecnici europei a capo della divisione Specialized Turbo

Tutto in Europa
E’ stato proprio Mike Sinyard, il fondatore e presidente di Specialized, a volere fortemente una Mtb a pedalata assistita, quando negli States nessuno nemmeno sapeva cosa fossero. E quella scelta coraggiosa, quella di investire in un settore che quasi nemmeno esisteva, è stata premiata, ma la Turbo Levo ha avuto sin da subito un’anima fortemente europea, anzi, svizzera e tedesca.

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Mike Sinyard ritratto (e intervistato) nella sede di Specialized a Morgan Hill, California

Cioè questa e-Mtb americana in realtà è stata concepita nel continente dove le e-bike sono una realtà più che consolidata ed è proprio ad esso che si rivolge.
Nel 2015, al lancio della prima Turbo Levo, questo fatto mi stupì non poco.
«Specialized che dà in outsourcing lo sviluppo della piattaforma Levo?» pensai.
Poi, però, capii che si trattava di una nuova divisione di Specialized, creata proprio ad hoc.
E oggi è più potente che mai.
Insomma, hanno creato la Turbo Levo pensando a un mercato più “locale” (quello europeo) e meno globale.

E il prossimo step?
Difficile prevederlo, ma se guardo anche al mondo della Mtb mi viene da pensare che coinvolgerà l’elettronica e andrà a cambiare il modo in cui utilizziamo la Mtb e la e-Mtb.
Quello che auspico è che ci sia sempre una visione di lungo termine, quella, cioè, che non va dietro o crea mode momentanee, ma che guida l’evoluzione.
Dal 2015 a oggi di passi in avanti ne abbiamo fatti davvero tanti, quindi chissà cosa ci aspetta nei prossimi tre?

Qui tutte le novità e-Mtb 2019 fino ad ora presentate e/o testate



Simone Lanciotti

Salve, mi chiamo Simone Lanciotti... e sono un appassionato di mountain bike come voi. Qualche anno fa, beh, ormai 5 anni fa, ho provato la prima e-Mtb e si è aperto un mondo. Sono convinto che siano un'alternativa alle Mtb che potenzialmente riguarda tutti i biker. Il mio lavoro (e quello dello staff di eBikeCult che dirigo) è raccontarvi la loro evoluzione, come usarle al meglio e come vanno sui sentieri. Di seguito potete trovare tutti gli articoli firmati dal sottoscritto. Simone Lanciotti