ARTICOLO AGGIORNATO IL 27 SETTEMBRE 2016
Avete presente quel giro che cercate da tempo, quel giro che vi riconcilia con il mondo, quel giro che volete che duri tanto ma che non vi riporti a casa con le gambe massacrate?
Insomma, quel giro che tutti vorrebbero fare, io oggi l’ho fatto.
Non ho la gamba dei giorni migliori perché settembre, fra eventi, fiere, incontri e faccende varie, mi ha visto pedalare meno di quanto avrei voluto.
Però, ho una e-bike non proprio comune da provare e allora è facile ritrovarcisi in sella in un attimo.
Decido di andare verso la mia montagna, Monte Livata, e addentrarmi in un’area dei Monti Simbruini che è piuttosto remota.
Quell’area mi dà ogni volta la sensazione di “montagna vera”.
Lontana da tutti e da tutto.
Sapete di cosa parlo.
La Trek Powerfly Lt 9 Plus è pronta, batteria carica, desiderio di pedalare a mille, attrezzato per la montagna e si va.
Lascio la macchina lungo la strada che porta a Livata.
Proseguo da lì pedalando, proprio da dove, volendo, finisce un sentiero che potrei percorrere in discesa.
Parto.
Il cuore resta sempre costantemente intorno ai 110-120 battiti.
Sì, è quasi assurdo, ma è così.
Sono in modalità Tour e spingendo con un po’ più di forza si va su piuttosto veloci.
Il cuore però non ne vuole sapere di salire.
Riduco l’assistenza da Tour a Eco e la velocità cala.
Provo a tenere questa impostazione, ma mi sembra di perdere il beneficio della pedalata assistita.
Ma soprattutto, penso, il mio giro di questo passo durerebbe troppo e io non ho tutto il pomeriggio per stare in bici.
Torno in Tour e mi riprometto, però, di utilizzare la Eco ogni volta che posso.
Promessa vana, come leggerete più avanti.
Per arrivare in località Le Vedute, ovvero a quota 1700 e rotti, non faccio la via solita, ma mi avventuro su single track, prati, salite ripide nel bosco per evitare al massimo l’asfalto, ma allungo il tragitto e chiedo più impegno al motore.
Mi addentro su sterrati e sentieri che avevo dimenticato e ne scopro di altri.
Vedo rotte che non avevo mai considerato prima, perché quassù ci si arriva sempre con le energie contate.
Allora mi prometto (e questa volta lo farò) di tornare qui e scoprire questo sentiero, per altro anche segnato sulla mappa.
Dalle Vedute scendo verso Campo della Pietra su uno dei sentieri più belli, divertenti e panoramici che Livata offra.
Mi fermo un attimo, scatto la foto che vedete in basso e l’indicatore della carica residua di batteria mi fa venire qualche domanda: 2 tacche residue su 5.
Ho evitato l’asfalto e questo è il risultato.
Mi aspettavo di averne 3 di tacche e invece, adesso, dovrò centellinare la batteria.
So che mi aspetta molta discesa, ma c’è anche una salita tremenda, quella di Femmina Morta: dire scassate è dire poco e per di più anche molto ripida.
Non sono mai andato lì con una e-bike e mi ha sempre incuriosito farlo.
Forse, ecco perché oggi mi trovo qui.
Due tacche residue corrispondono al 40% di carica… penso di potercela fare.
Vado avanti e mi tuffo verso un sentiero magnifico.
Velocità, tratti tecnici, salti, terreno scivolosissimo che mi fa desiderare tasselli più cattivi sui lati del battistrada delle Bontrager Chupacabra da 2,8” (foto in basso).
Adrenalina a mille: ho fatto proprio bene a venire qui, oggi.
La salita di Femmina Morta, lo spauracchio di questa uscita, si avvicina.
Sono nel bel mezzo del nulla.
Continuo a guardare quelle due tacche di batteria e, penso, che la salita che sto per fare se ne mangerà una.
Dovrebbe bastare.
Ci siamo, ecco la salita.
Il terreno è molto peggiore del previsto: sassi smossi, scivolosi, terreno fangoso, insomma, un mix che mette a dura prova l’aderenza e questo si paga caro con la batteria.
Purtroppo qui l’assistenza Eco serve a poco, a meno di non ridurre molto la velocità.
No, forse non è il caso, altrimenti non riuscirei proprio a salire.
Il cuore qui inizia a lavorare: 140 battiti.
Sono ancora pochi, ma la salita impegna braccia, gambe e in generale l’equilibrio.
Le gomme Plus sono un vantaggio enorme e spesso mi sorprendono per quanto riescono a mordere.
Finisce la salita e come previsto mi ritrovo una sola tacca di batteria.
Ora mi aspetta la piana di Campo Secco (foto in basso), un posto magico che è stato scelto per girare numerose scene dei western all’italiana (i cosiddetti western spaghetti).
Qui però decido, volente o nolente, di passare in Eco.
Adesso mi aspetta una breve salita su un single track nel bosco.
Non è ripida, non è nemmeno molto lunga, ma ho la necessità di tornare a casa per una certa ora.
Mi sono dato una finestra di tempo per questa pedalata e ci devo stare dentro.
Comincio a pensare.
Una tacca di batteria è il 20%, ma in realtà è anche meno.
Ricordo le parole di alcuni tecnici di e-bike: l’indicazione di carica residua non è mai attendibile al 100%.
Man mano che la batteria si scarica, il 40% di carica indicata, in realtà, è anche di meno.
Il 20% indicato, quindi, è poco, dannatamente poco.
Mi preparo allora all’idea di spingere la bici su questa salita.
Fintanto però che la carica nelle batterie c’è, cerco di utilizzarla nel modo più intelligente possibile: pedalata rotonda, velocità costante, cadenza di pedalata sopra le 60 rpm.
Cosa che, in realtà, faccio sempre.
La salita è uno spettacolo.
Dentro al bosco c’è questa riga di terra solcata da numerosi passaggi che è un binario per pochi.
I single track nel bosco sapete bene quale emozione possano darvi.
Per un attimo mi scordo dell’ansia da batteria, ma poi all’improvviso… si spegne tutto.
Per un attimo penso che il sistema abbia ridotto l’assistenza per gestire al meglio le ultime stille di carica, ma… in realtà mi sbaglio.
Il motore è spento perché non ha più energia.
E adesso?
Pedalo e vado.
Certo, sono in salita, su terreno fangoso, con gomme Plus e con una bici che pesa 22 Kg.
Ma vado su.
Un rapporto come il 15×48 è piuttosto agile e tutto sommato riesco ad andare su.
Pensavo di non avere più buone gambe dopo un settembre così poco ciclistico e invece riesco a tenere botta.
Il cuore sale: 160 battiti e anche oltre.
Ma vado su, scendo di sella solo quando la ruota posteriore scivola.
Non riesco ad avere abbastanza velocità per aggredire le rampe più ostili.
Pazienza, scendo.
Poi risalgo in sella.
Esco dal bosco, entro su un prato e qui… beh, qui occorre avere pazienza e gestire le forze.
Cambio rotta, per abbreviare il giro.
Per tornare dove ho lasciato la macchina mi toccherà fare un po’ di asfalto, e in discesa per giunta, ma tant’è.
Se tutto va bene riesco a tornare all’orario prestabilito.
Ce la posso fare.
Le gambe vanno bene, le discese, sia su asfalto che su single track, passano senza problemi.
La Trek Powerfly Lt 9 Plus, senza motore, è ancora una bella bici.
Giro finito.
Fermo il Garmin.
Carico la bici in auto e torno a casa in tempo.
Ora, mentre scrivo questo articolo, mi domando: cosa ho sbagliato?
Risposte:
1 – Il giro andava pianificato
Alla fine il Garmin mi dice che ho fatto quasi 1500 metri di dislivello su 47 Km e una batteria da 500Wh, con motore Bosch, non può fare di più con un peso biker+ciclista vestito che è vicino ai 110 Kg.
2 – Se non pianifichi il giro, usa la modalità Eco più che puoi
Questo però significa che devi avere del tempo per fare la tua uscita.
In modalità Eco, si riescono a fare dislivelli molto maggiori: fra i 2500 e i 3000 metri, in base al terreno, al peso del ciclista, al tipo di bici e alla cadenza di pedalata.
Questo dettaglio va considerato, ma occorre precisare che la modalità Eco di Bosch ha un funzionamento molto valido soprattutto offroad.
Ne ho parlato qui in modo più dettagliato.
3 – Non puoi usare una e-bike come fosse una Mtb tradizionale
Il terzo punto richiederebbe un punto interrogativo, per due motivi: le e-bike sono in continua e costante evoluzione e poi perché, almeno per me, la Mtb tradizionale è il mezzo con il quale riesco a fare giri molto impegnativi, a patto di avere tempo a disposizione e/o una compagnia che sa pedalare e guidare offroad.
Con la e-bike non è così.
Oggi sono partito e ho pensato che, più o meno, ce l’avrei fatta, ma non si può improvvisare, a meno di non utilizzare di più la modalità Eco.
Cosa che io non ho fatto.
E perché?
Perché per me, che mi definisco un utente Mtb evoluto e tutto sommato allenato, la e-bike è un mezzo che in salita mi deve portare su a una velocità maggiore di una Mtb tradizionale.
Altrimenti uso la Mtb tradizionale.
E oggi, ripensandoci, non ho usato la modalità Eco perché la velocità era troppo vicina a quella alla quale sarei salito pedalando su una delle mie Mtb.
Insomma, se sono su una e-bike con motore Bosch la modalità che uso, per tutta l’uscita, è la Tour.
Mai usata la Turbo.
E allora qual è il vantaggio di una e-bike?
Sta nell’avere le gambe ancora abbastanza fresche a fine uscita, nelle relativamente poche calorie consumate (ma il cuore ha lavorato, soprattutto in discesa) e nella possibilità di ripartire anche il giorno dopo per un altro giro (con batterie cariche ovviamente).
Magari andando a esplorare quei sentieri che ho scoperto oggi.
Cosa che probabilmente farò.
Per questo tipo di impiego qui, la e-bike è un gran mezzo, senza dimenticare i vantaggi che offre a chi non ha modo o tempo di allenarsi durante la settimana e di godersi la montagna nel weekend.
4 – L’assistenza alla pedalata va calibrata in base alle proprie necessità
Questo è un dettaglio che sulle e-bike di ultima generazione sta diventando sempre più importante, soprattutto quando sulle e-bike salgono dei biker con una certa esperienza.
Io mi metto fra questi.
Un’assistenza alla pedalata personalizzabile può consentire anche un aumento della durata delle batterie.
Bosch (visto che la Trek in questione monta il sistema Bosch Performance Line Cx) con i display Purion e Intuvia non permette alcuna personalizzazione dell’assistenza di pedalata, mentre con il Nyon (foto in basso) è possibile cucirsela in base alle proprie necessità-preferenze.
Ma di questo vi parlerò in uno dei prossimi articoli (dato che con il Nyon ho pedalato per svariate centinaia di chilometri durante l’estate).
Di certo, un sistema che assista in modo intelligente (cioè in modo proporzionale alla forza impressa sui pedali) e che non snaturi il feeling con la pedalata è sempre più richiesto e sarà il motivo che spingerà molti biker a diventare anche o esclusivamente solo degli e-biker.
Siamo solo all’inizio di una grande rivoluzione.
Ps: non so quanti di voi ne siano a conoscenza, ma Bosch mette a disposizione di tutti un tool che permette di calcolare l’autonomia chilometrica della batteria a seconda di una grande varietà di parametri.
Provate anche voi: cliccate qui
Io ho inserito i dati che hanno caratterizzato l’uscita di oggi e, in effetti, non ci sarebbe stato modo di completarlo questo giro.
Spero possa esservi utile per le prossime uscite…