MASSA MARITTIMA – In Maremma, domenica scorsa, è accaduto qualcosa che è destinato a cambiare il modo di intendere la Mtb.
E’ stata inaugurata, infatti, la categoria e-bike nel Superenduro e a Massa Marittima sulla linea di partenza c’erano 12 e-bike.
Tante Haibike, Scott, Whistle, Mondraker, Cube (trasformata in e-bike), Moustache e una Specialized Turbo levo, quella che sto testando da qualche settimana.
Ruote da 29”, da 27,5” e tre concorrenti con 27,5” Plus.
A noi è stata riservata una parte ridotta del percorso di gara, ossia le Speciali 3, 4, 5 e 6 per un totale di 30 Km e 1200 metri dislivello.
Non ho fatto alcuna ricognizione, se non il tratto iniziale a piedi della Ps 5, quella, a detta di tutti, più difficile.
Non sono in ansia, il mio obiettivo è divertirmi e la Specialized Turbo Levo, anche sui percorsi che non conoscevo (vedi Rive Rosse), mi ha dato tanta sicurezza in più.
E mi aspetto che qui, anche se in gara, faccia lo stesso.
Sveglia presto.
Batteria carica.
Parto con il solo casco integrale.
Un ultimo controllo alla bici da parte dello staff di Sram (presente in forze a Massa Marittima).
Bici punzonata e fra poco si entra in griglia.
Intorno a me, sguardi curiosi.
«Sì, è una bici elettrica»
«La batteria è nel tubo obliquo»
«Anche senza display funziona lo stesso»
«Sì, è la Turbo Levo di Specialized»
«Si pronuncia “livo” se vuoi dirlo all’americana»
Prima del via decido di impostare lo Smart Control (qui vi spiego come funziona), ossia delego al software la gestione della batteria e dell’assistenza.
Francesco Guidi dell’organizzazione mi dice che avrò da affrontare 30 Km e 1200 metri di dislivello.
Bene.
Imposto con l’applicazione Smart Control (foto sopra) la distanza su 35 Km (giusto per avere un minimo di tolleranza) e con un 15% di carica residua a fine gara.
Conoscendo un po’ questa bici, mi aspetto che il motore spinga forte.
La partenza è data rapidissimamente dalla piazza di Massa Marittima e in breve ci ritroviamo a Massa Vecchia, per lo start effettivo verso la partenza della Ps 3
Lì ci conosciamo meglio con gli altri concorrenti.
Siamo in 12 in tutto, ma si vociferava una ventina.
Io non me ne aspettavo di più.
Ci sono anche Ernst e Mario Schurter, rispettivamente padre e fratello di quel Nino lì…. 😀
Mario, fra il serio e il faceto, mi dice che in salita non sta dietro a Nino, ma in discesa è più forte lui.
Andiamo bene…
Vabbè, ma tanto sono qui per divertirmi e per finire la gara intero.
Andiamo verso la Ps 3 e la salita che incontriamo è molto ripida.
La Specialized Turbo Levo spinge forte, molto più forte di tutti gli altri motori.
Quasi tutti preferiscono ricorrere a livelli di assistenza molto bassi per salvaguardare la batteria.
Nel giro di poche centinaia di metri mi ritrovo davanti da solo.
Arrivo alla partenza della Ps 3 con un anticipo di quasi 40 minuti rispetto al mio orario di partenza.
Ho portato con me una giacca antivento sapendo che l’attesa sarebbe stata lunga.
Comunque, in men che non si dica, arriva il countdown per me e mi ritrovo in gara, su un percorso mai fatto prima, ma con un desiderio fortissimo di andare giù a manetta.
Questa bici non chiede altro.
Il livello tecnico della Ps 3 non è altissimo e basta guardare lontano per avere un minimo di preavviso sulla traiettoria.
C’è poco da pedalare, al massimo qualche rilancio e la bici non è sempre velocissima a rispondere.
Avrei dovuto usare la modalità Turbo anziché lasciare la gestione allo Smart Control?
Non ho tempo per pensarci e comunque non posso tornare indietro.
Lascio scorrere la bici più che posso, cerco di frenare il meno possibile, ma mi accorgo che in qualche curva, non conoscendola, comunque freno troppo.
Mi manca la confidenza con il sentiero, c’è poco da fare.
Però è adrenalina pura quella che mi gira nelle vene.
Solo una cosa mi preoccupa: i movimenti rapidi, come bunny hop, che possono “salvarti” non riescono con la rapidità necessaria, specie a fine Speciale.
Solo di questo sono preoccupato.
La gomma anteriore ha un bel grip.
Sento che qualcuno sta sopraggiungendo.
Non sto andando male, ma qualche ricognizione in più avrebbe aiutato di certo.
Lo lascio passare.
Poi mi accorgerò che è Paolo Fenocchio, 3º classificato fra le e-bike, che non è proprio un biker lento.
Andiamo verso la Ps 4 e si torna a salire.
Dicono 25-30 minuti di salita e tutti affrontano la salita in modo cauto (per le batterie).
Io mi ritrovo da solo davanti di nuovo.
Alla prossima Ps, però, cercherò di stare con loro.
In cima ritrovo Ernst e Mario Schurter.
Ci sono anche qui 40 minuti di attesa.
Nel frattempo incrociamo i concorrenti della gara con bici tradizionali.
Mi chiedono di poter salire sulla bici, perché proprio non resistono.
La trovano bellissima e mi ritrovo a rispondere alle domande di cui sopra.
Arriva la Ps4, ma con la testa sono già alla Ps5, la più dura.
Una alla volta, però, e adesso pensiamo a questa.
5, 4, 3, 2, 1 GO!
Torno a spingere forte e la bici, fintanto che sono sotto i 25 all’ora, mi dà un bel sostegno.
Mi diverto molto a prendere velocità, ma appena si supera quella soglia… sono dolori.
Confido nel fatto che sia così anche per gli altri concorrenti.
Chiedo un po’ di più alle gomme in curva cercando di frenare il meno possibile e mi ritrovo alla velocità tipica di chi conosce il sentiero.
Ma non è così e dentro la testa sento ancora il cervello che mi urla di non esagerare.
Vero, giusto, ma come faccio?
Stavolta vorrei non farmi riprendere da quel biker.
Sono pur sempre in gara.
E allora mollo i freni un po’ di più.
Alzo lo sguardo e mi appello al santo protettore del grip delle gomme (ne esiste uno?).
«Pensaci tu!»
La velocità è alta, talmente alta che credo che non saprei fare di meglio neppure dopo numerose ricognizioni.
Certo, mi mancano dei riferimenti, dei punti noti in cui usare un certo rapporto o avere una certa velocità o traiettoria, ma in fondo mi sto divertendo proprio per questo.
Perché sto vivendo-guidando sul momento.
Non ci penso più, penso solo a guidare.
Penso a qualche canzone che per puro caso ha il medesimo ritmo del mio cuore.
Insomma, Simone sta spingendo Simone.
Il motore della Specialized Turbo Levo è quiescente.
Però, qualcosa va storto.
I pedali vanno a vuoto, la catena è uscita via (uscita!?!?!?!?) dalla corona, non riesco a rilanciare proprio ora che avrei bisogno di pedalare.
Cazzzzzzz!
Mi fermo e la sistemo?
Guardo in basso al volo.
No, c’è quel guidacatena che renderebbe la cosa impossibile da fare in pochi secondi.
Vado avanti chainless, come suggeriva di fare Fabien Barel, però in allenamento.
Ok, cerco di tenere alta la velocità.
Freno di meno.
Curva a sinistra e piccola salita.
Devo scendere di bici al volo, spingo la bici, la catena balzella a destra e a sinistra, sbatte sui raggi (oh no, brutto segno).
Risalgo in sella al volo, ma sono troppo lento e ci metto un sacco a riprendere velocità.
Ed ecco infatti Fenocchio che mi chiede strada di nuovo.
Lo lascio passare nel toboga.
Proseguo concentratissimo, azzardando e scegliendo le linee più difficili, ma più brevi.
La bici incassa di tutto, la forcella soffre (qualche fondocorsa), le gomme mordono e sono loro che oggi mi stanno salvando.
Arrivo correndo di fianco alla bici verso la fine della Ps 4.
Dopo di che mi fermo e controllo la situazione.
Pfiuuu… nulla di rotto.
Perdo svariati minuti per ripristinare la catena in posizione, sollevando il mini guidacatena.
In men che non si dica mi ritrovo sulla linea della Ps5, la più temuta.
Ci arrivo con minore anticipo rispetto alle altre Speciali.
Franco Monchiero prima del via riesce a darci la classifica provvisoria della categoria e-bike.
In testa c’è Mario Schurter, io sono 6º.
Peccato per quell’uscita di catena nella Ps4.
Ma eccomi qui, cara temuta Ps5.
Poco dopo lo start già mostra uno “scalino” che impensierisce molti.
C’è un via vai di biker che va a verificare la traiettoria da prendere.
L’ho fatto anche io ieri.
Oggi non mi serve, ricordo dove devo mettere le ruote.
5, 4, 3, 2, 1… GO!
E infatti così è.
Quella roccia passa in un attimo.
Eccoci a noi, Speciale numero 5.
Ho iniziato bene e finirò alla grande.
I sentieri tecnici e rocciosi mi piacciono (ci sono abituato) e nella prima parte vado giù piuttosto bene.
Sono certo di fare bene, mi sento a mio agio, in controllo.
La parte centrale della Ps 5, però, diventa più rognosa, con saliscendi spaccagambe (se non li hai mai fatti prima), rilanci tostissimi (per fortuna che avevo il motore) e ripidoni improvvisi.
Sì, lo ammetto: se l’avessi provata questa Ps sarebbe stato meglio.
Però vado avanti di buona lena.
So che è lunga, ma riesco a tenere duro.
Sento il pubblico che urla il mio nome e questo fa un bellissimo effetto (grazie a tutti! 😀 )
Continuo a scendere a manetta.
Forse non mi riprendono.
Forse…
E invece Fenocchio chiede di nuovo strada.
Lo lascio passare, ma gli tengo la ruota.
Poi di nuovo la catena.
Questa volta esce, finisce in mezzo ai raggi della ruota posteriore, bloccando la mia corsa.
Mi blocco all’istante, cerco di estrarla dai raggi, ma l’incastro è riuscito a regola d’arte, porca miseria.
Tiro la catena.
Si spezza.
Una parte mi rimane in mano.
L’altra è ancora lì che blocca la ruota posteriore.
Stendo un velo pietoso sui miei pensieri.
Passano concorrenti su concorrenti.
Libero la ruota posteriore.
Mi metto la catena in tasca e scendo giù.
Diamine, mancavano poche centinaia di metri alla fine…
Ps 5 conclusa, ma quel minimo di ambizioni di classifica ormai è del tutto compromesso.
Ora bisogna arrivare al traguardo.
Chiedo agli altri concorrenti un multitool con smagliacatena.
Erano ad aspettarmi dopo la Ps5.
«Io tutto bene, grazie, la catena un po’ meno».
Ernst e Mario Schurter restano lì con me fino a che non ho riparato la catena che, nel frattempo, è diventata cortissima, al punto da impormi un rapporto lunghissimo.
«Grazie signori Schurter, possiamo ripartire».
Tanto c’è il motore, per fortuna.
La salita verso la parte alta di Massa Marittima è molto ripida.
Il motore spinge forte e la batteria è al 37%, quindi anche più di quello che serve per finire la gara.
E gli altri come sono messi?
C’è chi ha ancora più della metà della carica perché ha preferito usare il motore in modo cauto e chi addirittura ha consumato solo un 20% della batteria.
Direi fin troppo accorti.
Lo Smart Control ha funzionato a dovere.
Comunque, arrivo alla partenza della Ps 6, l’ultima, con il timore di spaccare tutto per via della catena troppo corta.
Quindi, scelgo l’opzione più conservativa, tanto ormai quel che è fatto è fatto.
Arrivo nella Piazza di Massa Marittima e concludo la mia prima gara con una e-bike in 10ª posizione e un 25% di carica residua.
La gara è stata vinta da Giorgio Righi e di seguito trovate la classifica ufficiale:
Superenduro Massa Marittima Classifica E-Bike
Morale della favola
Se non fosse stato per le noie al cambio (questo esemplare di Sram Gx aveva una frizione troppo debole) sarebbe stata una giornata perfetta.
Ho corso a vista (ma un minimo di ricognizioni è bene farlo), mi sono lasciato ispirare dal tracciato e mi sono divertito da matti.
Contavo molto sulle qualità di guida della Specialized Turbo Levo Fsr che a Massa Marittima mi ha confermato di avere le carte in regola per essere guidata anche in situazioni come questa.
Magari con una forcella più lunga.
Magari con un cambio a punto davvero.
Ma per il resto gli ingredienti ci sono tutti.
E’ e rimane una e-bike, quindi, il suo peso maggiore, per quanto concentrato sulla parte bassa, è comunque avvertibile, ma non debilitante nella guida.
L’applicazione Smart Control è uno dei plus offerti dalla Specialized e permette di avere la massima assistenza possibile dal motore (in funzione della lunghezza del percorso), ma su questo argomento tornerò a parlare nel test completo.
Durante i trasferimenti ho sentito il motore spingere molto forte e questo mi ha permesso di arrivare allo start delle Speciali meno stanco di altri.
Durante le Speciali l’assistenza del motore è servita solo sui saliscendi più ripidi, mentre in uscita di curva si è sentita di meno perché il tracciato di Massa Marittima era tendenzialmente molto veloce e si usciva di curva con velocità vicine o superiori ai 25 km orari.
C’è una cosa che occorre assimilare per comprendere bene questa bici: i limiti di tenuta delle gomme sono più elevati e la geometria è quella di una Stumpjumper.
Mi ha fatto divertire e la Specialized Turbo Levo ha raggiunto il suo obiettivo.
E le ruote 650b Plus?
Tanta trazione, tanto controllo e una guida che non rallenta poi così tanto.
Dipende dallo stile, dipende dai percorsi e anche da tanti altri fattori, ma di sicuro sono una misura di ruota che fa divertire tantissimo.
Io ero scettico all’inizio, lo ammetto.
Ma il Plus merita attenzione, anche in un campo super specialistico come l’enduro nel quale riuscire a essere più veloci come meno timore di farsi male significa solo una cosa: divertirsi di più.
Questo esperimento si è concluso in maniera positiva, anche se il percorso era mediamente più facile di molte altre tappe del Superenduro e di rocce taglienti non ce ne erano poi così tante.
Non manca infatti chi è ancora scettico su questo formato in ambito enduro, pur riconoscendone le potenzialità.
Mario Schurter ha corso con una Scott E-Genius 710 Plus con gomme da 27,5” standard, mentre il padre ha usato le Schwalbe da 3,0”.
Anche Paolo Fenocchio, 3º classificato nella categoria e-bike, non ne è altrettanto entusiasta, ma è fiducioso per il futuro:
«Vorrei premettere che ho una fat che giace più o meno inutilizzata se non in occasione di fango ed impraticabilità totale dei sentieri.
Ora verrei al discorso Plus, la strana via di mezzo, e devo ammettere che ci ho messo la totalità delle 4 uscite in cui ho potuto usare la bici (gara compresa) senza riuscire a trovare un’impostazione soddisfacente con questo dico che credo sia impossibile trovare un compromesso su un terreno misto terra e roccia. Se sei un pelo più gonfio rimbalzi in maniera incontrollata, se sei un pelo sgonfio hai un grip decente, ma rischi di tagliare le gomme o bollare i cerchi.
Con questo non voglio dire che sia un formato inutile, anzi, ritengo che in ambito escursionistico possa essere molto confortevole e aiutare la guida dei meno esperti, ma per il momento credo che ci siano ancora poca scelta di pneumatici in ambito “racing”.
Con Giorgio Righi in gara parlavo del rapido consumo delle gomme da parte delle e-bike con ruote da 29 e da 27,5 pollici.
Credo che con molta più superficie di appoggio e una mescola più dura come sulle gomme Plus questo problema possa essere largamente ovviato.
Da come si vociferava comunque sia Maxxis che Schwalbe stanno preparando delle gomme da 2,7 e 2,6 pollici con carcasse più rigide e tassellatura più consona al peso e alla trazione generata da questo tipo di mezzi.
A quanto pare i rinforzi per il formato plus non tarderanno ad arrivare e si colmerà presto il gap di prestazioni tra il formato normale e questo nuovo».
Qualcosa mi dice che torneremo a parlare dello standard 650b Plus molto presto, anche in chiave enduro (qui ne abbiamo già parlato).
L’evoluzione va avanti e la Sea Otter Classic, la vetrina americana delle novità e delle tendenze, è vicina.
Il debutto della categoria e-bike a Massa Marittima ha generato tanti entusiasmi, ma anche delle critiche e spunti di riflessione: ne parliamo in questo articolo.